mercoledì 18 giugno 2008

I PRESEPI fra Bibbia, Archeologia, Arte, Folclore

Il primo scritto sui presepi lo troviamo in S. Girolamo che nel 404, dice di aver visto la “stobolum” nello “Speculum Salvatoris” a Betlemme. Ma già nel 320 si conosceva a Betlemme l’esistenza di una grotta ornata di placca d’argento con fiori per poterla toccare.
Attorno alla stessa nacque subito una grande devozione che dura tutt’ora.
Nel 1934 furono fatti scavi e nel 1948-49 fu creato l’attuale accesso alla grotta.


ARCHEOLOGIA

Nello pseudo-vangelo di Matteo, quindi I e II secolo, si legge che Gesù nacque “in medium duorum animalium”, frase desunta certamente da Isaia (1,3) dove si legge pure: “Cognovit bues possesserem sui et asinus praesepe Domini sui”.

In un affresco nelle catacombe, purtroppo andato distrutto, il Bambino appare presente fra due animali. Un sarcofago del 343 porta la stessa scena, oltre gli animali vi è Maria e un personaggio (pastore o san Giuseppe). Abbiamo in seguito i sarcofaghi di S. Ambrogio di Mantova, sempre con Maria, Giuseppe, bue e asino. La basilica di S. Maria Maggiore già nel 700 fu chiamata S. Maria ad Praesepium, in quanto si riteneva che ci fosse una reliquia della mangiatoia. Anticamente era un oratorio abbellito da vari Papi. Ma anche nella Basilica Vaticana, nel 700, vi era un Oratorium S. Mariae o Praesepium S. Mariae.

Se vogliamo una descrizione più dotta su questo problema, ecco quanto scrive una specialista:
In alcune scene della natività del Salvatore, nell’arte cristiana antica, si sono tenuti presenti i passi di Is. 1,3sopracitato, mentre in Abacus (3,2) si legge, “in medio duorum animalium”. I due animali sono messi in evidenza anche da s. Ambrogio (In Lucam, 1,7: PL15, 2649) e da Prudenzio (Cathemerinon, XI, 78: PL 59,896). In un affresco andato distrutto nel cimitero “in catacumbas”, riprodotto da G. B. De Rossi (Bull. d’arch. crist., 1877, p. 141 e tav. 2), il Bambino è tra i due animali. In un gruppo di sarcofagi cristiani si vede il Bambino Gesù in una cesta di vimini sotto una tettoia e dietro il bue e l’asino; talvolta ai lati, da una parte, è la Madonna, dall’altra un pastore (Wilpert, Sarcofagi, pp. 263, 283-85, tavv. 198, I; 201,5; 226,1; 249,11). Il Marini vide e copiò un raro frammento di coperchio di sarcofago con la data consolare del 343 (G. B. De Rossi, Inscriptiones christianae, I, Roma 1857, p. 51) con la scena della natività più antica che si conosca. Nei sarcofagi di Mantova (Wilpert, op. cit., tav. 30) e di S. Ambrogio a Milano (id., op. cit., tav. 189, 2) la scena tra i due animali è rappresentata in uno degli acroteri.
Un avorio conservato a Nevers rappresenta a sinistra il Bambino con i due animali, a destra l’Epifania (F. X. Barbier de Montault, Ivoire latin du Musée de Nevers, in Bulletin monimental, 50 (1884), p. 711). La scena del Bambino sulla mangiatoia tra il bue e l’asino con la Madonna e s. Giuseppe è rappresentata in una stoffa di seta rinvenuta nel tesoro del Sancta Sanctorum (H. Grisar, Il tesoro di Sancta Sanctorum, Roma 1907), p. 181; riprodotto da Ph. Laurer, Le trésor du Sancta Sanctorum, in Monuments Piot, 15 (1906), pp. 110-11, tav.18, 5).
La basilica di S. Maria Maggiore, che fino dal sec. VI viene detta “S. Maria ad praesepe” era un oratorio riproducente la grotta di Betlemme. Infatti nella biografia di Gregorio III (731-41) è dominato “oratorium” (Lib. pont., I, p. 418) e fu abbellito da Adriano I, da Leone III e da Sergio II. Il Grisar ritenne che tale oratorio fu fatto costruire dal papa Sisto III dietro l’altare maggiore.
La cappella venne rifatta sotto Nicolò IV da Arnolfo di Cambio, e forse già allora rimossa; Sisto V la fece trasportare da Domenico Fontana sotto la cappella del S.mo Sacramento. L’oratorio di Giovanni VII (705-707) nella Basilica Vaticana (“Oratorium Sanctae Mariae” e anche “praesepe Sanctae Mariae”) era splendente di marmi e di musaici (Lib. pont., I, p. 385; G.B. De Rossi, Musaici, Roma 1890, fasc. 23). Anche in appendice alla Notitia Ecclesiarum, nella descrizione dell’interno della Basilica Vaticana è ricordato l’oratorio “ad praesepe Sanctae Mariae” (R. Valentini e G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, II, Roma 1942, p. 98). Il presepe eretto dal papa Gregorio IV (827-44) nella basilica di S. Maria in Trastevere, decorato di lastre d’oro e d’argento, era “ad similitudinem praesepii s. Dei Genitricis quae appellatur maioris” (Lib. pont., II, p. 78).
Quanto alla discussa autenticità delle reliquie della culla, v. G. Cozza, Luzzi e P. Lais, Le memorie Liberiane dell’infanzia di N.S. Gesù Cristo (Roma 1894) e H. Grisar, La culla del divin Bambino e S. Maria Maggiore di Roma, in Civ. Catt., 15α serie, 1894, pp. 209-11.

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