mercoledì 18 giugno 2008

ARTE E TRADIZIONE

Nel 1300 i più grandi pittori italiani ci lasciarono bellissimi presepi, ricordiamo: Giotto, Simone, Martini, Duccio de Boninsegna, Lorenzetti ecc. Nel Rinascimento abbiamo il Beato Angelico, Masoglio, Gentile da Fabriano, Luca della Robbia e poi Rosellino, Raffaello ecc.
Presepe Pinturicchio
Solo dopo appaiono i presepi in plastica artistica, soprattutto in Lombardia ed Emilia. Più famosi quello del Bagarelli nel duomo di Mantova, e il Corteo dei Magi a Varallo; siamo nel 1500-1600. Anche alla Madonna del Sasso abbiamo una cappella sulla strada delle valle dedicata al presepio con statue policrome.
Possiamo perciò affermare che la presentazione del presepio, frequentatissima in tutta l’arte del medioevo ed alla quale è da collegare anche quella che s. Francesco istituì nella notte di Natale del 1223, quando in una grotta fu posta l’immagine del Bambino accanto a un bue ed un asinello, venne svolta con sempre maggiore intensità ed accenti naturalistici non solo nella scultura e pittura del Trecento, ma in quelle del Rinascimento ed oltre. E in quella fiorente stagione dell’arte italiana l’umanissimo tema del presepe viene colto e sviluppato con accenti diversi spontanei, mentre le antiche leggi della iconografia tradizionale si piegano e talvolta si rinnovano perché i sentimenti più affettuosi e segreti possono essere espressi. Lo riprende Lorenzo Monaco, svolgendolo nelle flessuose eleganze della moda gotica, l’Angelico che nel convento di s. Marco vede la umanissima scena con occhi ancora abbagliati da visioni di Paradiso, Masaccio che nella tavoletta del Museo Federico di Benino pone la Vergine sulla soglia di una capannuccia contro lo sfondo di colline brulle, Gentile da Fabriano che nella pala strozzi (Uffizi) immagina la scena quale celebrazione della potenza dei Medici. Così Donatello, con Jacopo della Quercia nel rilievo del portale del S. Petronio a Bologna, così Luca della Robbia in alcune mirabili terrecotte, così più tardi Antonio Rossellino che narra della nascita di Gesù, festosamente nell’altorilievo della cappella Piccolomini nella chiesa di Monteoliveto a Napoli. E accanto a loro ancora Benozzo Gozzoli nella cappella del Palazzo dei Medici a Firenze, che prende a pretesto la scena per descrivere in un imponentissimo corteo lo splendore della corte Medicea.
Notevoli anche tra le rappresentazioni quattrocentesche del presepio quelle del duomo di Volterra di uno scultore robbiano, del paliotto d’argento di Nicola di Guardiagrele nella cattedrale di Teramo e l’altra modellata nel 1484 in S. Giovanni a Carbonara a Napoli. Ma sono sempre più i pittori che portano avanti gli sviluppi del tema. Da Piero della Francesca nel presepe della Galleria nazionale di Londra, a Filippo e a Filippino Lippi, al Botticelli, a Lorenzo di Credi, a Leonardo medesimo nella Adorazione degli Uffizi e nella Vergine delle Rocce. D’altro canto, ormai varcate le soglie del Cinquecento, è lo stesso Raffaello e quindi il Correggio che aggiungono al tema elementi o accenti nuovi, e così i grandi artisti veneti da Gianbellino a Lorenzo Lotto, a Palma il Vecchio ed ai Bassano.



La capitale del presepio è Napoli con i primi grandi presepi plastici del XIV secolo con il presepio a S. Giovanni in Carbonara (1484).
Da lì il presepe divenne popolare e la sua fortuna è dovuta al misto di sacro e profano che può raccogliere e alla rappresentazione di scene familiari con personaggi noti.
Nel 1700 iniziano i personaggi vestiti con stoffe ricercate, con solo le estremità modellata.
Sempre a Napoli si aprono scuole di presepi sostenute soprattutto dal Re Carlo III di Borbone che costruiva lui stesso presepi e incoraggiava a farli.
I migliori presepi napoletani si trovano al Museo di S. Martino, a Roma nella chiesa dei Santi Cosmo e Damiano, nel museo a Villa d’Este. Ma anche in Germania, a Berlino e Monaco esistono delle opere presepiali meravigliose.

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